La busta esplosiva di Ronciglione era indirizzata a Francesco Chiricozzi - Tusciaweb.eu

2023-02-05 17:58:21 By : Mr. Zhaozhong Guo

La lettera fatta brillare a Ronciglione

Viterbo – L’arresto di Francesco Chiricozzi di Casapound

L’avvocato Marco Valerio Mazzatosta

Sospetta busta esplosiva a Ronciglione

La lettera fatta brillare a Ronciglione

Sospetta busta esplosiva a Ronciglione

Sospetta busta esplosiva a Ronciglione

Sospetta busta esplosiva a Ronciglione

Viterbo – (sil.co.) – Due buste esplosive e due casi sospetti rivelatisi falsi allarme nella Tuscia in meno di 24 ore. Bilancio, una donna che ha riportato ustioni a entrambe le mani a Fabrica di Roma e un attentato sventato grazie alla prontezza di due impiegate dell’ufficio postale di Ronciglione.

Il plico fatto brillare ieri mattina a Ronciglione era indirizzato a Francesco Chiricozzi. Come le altre, una busta gialla A4 con dentro una scatoletta di legno con innesco ed esplosivo.

Il destinatario è uno dei due ex militanti di Casapound, all’epoca consigliere comunale del movimento di estrema destra a Vallerano, condannati lo scorso 15 novembre in primo grado per lo stupro di gruppo del 12 aprile 2019 ai danni di una 36enne viterbese all’interno del pub Old Manners Tavern di piazza Sallupara. 

Mittente l’avvocato Marco Valerio Mazzatosta, che spiega a Tusciaweb le incongruenze del plico.

Plico intercettato grazie al mittente sospetto

“Il plico è stato intercettato grazie al mittente sospetto. Oltre ad essere scritto a macchina e non a mano, chiunque sia stato, ha sbagliato il nome indicandomi come mittente. Nome che non era completo, perché io mi chiamo Marco Valerio e non Valerio Mazzatosta. E a Viterbo lo sanno tutti. Inoltre non ha messo l’indirizzo e ovviamente nemmeno il timbro dello studio come si fa nelle comunicazioni ufficiali tra un legale e il suo assistito. Ce n’era abbastanza per insospettire”, spiega l’avvocato viterbese.

Secondo Mazzatosta il misterioso “unabomber” che sta creando il panico nel Lazio, potrebbe, almeno nel suo caso, avere tratto ispirazione dalle decine di articoli relativi al caso, la cui risonanza ha avuto eco nazionale. 

“Abbiamo già denunciato a suo tempo, nel senso letterale del termine, la campagna d’odio verso i difensori degli imputati. Chi ha spedito il plico peraltro ha fatto ulteriore confusione, in quanto il destinatario della busta non è il mio assistito, per cui la sensazione è che, pur non avendo una conoscenza approfondita dei fatti, abbia comunque voluto colpire a caso persone coinvolte in un fatto di cronaca che ha avuto grande rilevanza mediatica. Ammetto mio malgrado di essere molto scosso e preoccupato per la mia famiglia, voglio però anche dire che continuerò a fare l’avvocato con la schiena dritta”, conclude il legale, sentito ieri a sommarie informazioni dagli investigatori. Sul posto il pubblico ministero Michele Adragna della procura della repubblica di Viterbo, che ha aperto un fascicolo contro ignoti.

Pacchi bomba in grado di far male

Scene da mattanza sarebbero quelle viste dai soccorritori nella casa della 55enne ferita a Fabrica di Roma, moglie di un agente penitenziario. Il marito sarebbe in pensione da anni e trascorrerebbe molto tempo lontano dalla Tuscia.

Sangue tanto e sangue ovunque nella stanza dove la 55enne avrebbe aperto il plico, a causa delle lesioni riportate dalla vittima, gravemente ferita a entrambe le mani. Era lei la destinataria del plico esplosivo, che sarebbe stato lasciato la mattina dal postino al meccanico sotto l’abitazione della donna, la quale lo ha prelevato tornando a casa e aperto soltanto nel tardo pomeriggio, verso le ore 18,30.

La donna è stata portata al pronto soccorso dell’Andosilla con gravi ustioni a causa dell’esplosivo contenuto all’interno della busta, di quelle gialle morbide, con all’interno un rivestimento di plastica per proteggerne il contenuto. Poteva fare male anche se non sarebbe stato in grado di uccidere, salvi gli occhi per miracolo. 

Nessun collegamento apparente tra le vittime

A rendere più complicato il lavoro degli investigatori, l’assenza almeno all’apparenza di un collegamento tra le vittime. Il “packaging” analogo dell’esplosivo, nelle medesime buste gialle con rivestimento interno, farebbe invece pensare alla stessa mano. Senza emulatori. Cinque fino alla tarda serata di ieri i casi segnalati nel giro di 24 ore tra le province di Roma, Viterbo e Rieti. Due gli allarmi risultati falsi a una verifica degli artificieri nella Tuscia, a Tarquinia e Sutri. Segno dell’innalzamento dell’attenzione da parte dei dipendenti degli uffici postali pronti ad avvisare le forze dell’odine in caso di sospetti. 

I primi casi a Roma

Nelle scorse settimane tre donne sono rimaste ferite dopo aver aperto le buste, con prognosi dai 10 ai 30 giorni: un’addetta del centro smistamento posta di Fiumicino (il plico era indirizzato a un’ex dipendente dell’Università di Tor Vergata e come mittente riportava proprio l’ateneo) un’ex dipendente Inail che abita al Nuovo Salario e una 68enne ex impiegata nel settore delle biotecnologie all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha riportato ustioni su mani e viso. 

Su questa serie di buste esplosive in procura a Roma è aperto un fascicolo per attentato con finalità di terrorismo e lesioni personali e a coordinare le indagini sono il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il pm Francesco Dell’Olio. La pista seguita finora sarebbe quella legata ai movimenti anarchici e antimilitaristi ma ancora non ci sono rivendicazioni. 

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